Due nuove acquisizioni per le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo

Due nuove acquisizioni per le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo che riporta così in Italia due opere d’arte di origine bolognese, in precedenza immesse sul mercato d’arte internazionale e infine aggiudicate con l’asta Dorotheum di Vienna il 22 ottobre 2019. Opere di artisti bolognesi, i due dipinti bene illustrano la cultura figurativa del loro tempo.

 

Biagio Pupini
(Bologna, attivo dal 1511 al 1551)
Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria
olio su tavola, cm 77,5 x 63

Attivo nel 1511 in società con il Bagnacavallo per affreschi a Faenza, Biagio Pupini è presenza costante a Bologna dove lascia numerosi quadri nelle collezioni private e alcune pale sugli altari delle chiese, oltre ad affreschi, ad esempio in San Michele in Bosco e nel Collegio di Spagna. Alquanto fertile risulta la sua produzione di disegni monocromi con ricche pennellate di biacca. Eseguito ad olio su tavola attorno al 1530, questo dipinto riflette schemi raffaelleschi e partecipa del classicismo che si sviluppa a Bologna negli anni dell’incoronazione di Carlo V, quando la città è frequentata da numerosi artisti, tra i quali Parmigianino. Il tema del matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria che si prepara a ricevere l’anello dal Bambino è particolarmente caro alla sensibilità religiosa in quei decenni.

 

Antonio Beccadelli
(Bologna 1718-1803)
Ragazza che accorda un liuto
olio su tela, cm 63,5 x 54

La tela di soggetto profano eseguita da Antonio Beccadelli, pittore e “negoziante di quadri”, riprende a distanza di tempo un soggetto caro a Giuseppe Maria Crespi, destinato al collezionismo privato; quello della giovane che, lentamente girando la chiave, accorda il liuto; una sorta di allegoria dell’udito. Anche lo stile si collega all’insegnamento del celebre pittore bolognese, tanto che, anche recentemente, questo dipinto passava sotto il nome dello stesso Crespi. Beccadelli vi dichiara la sua vocazione di pittore laico che, ignorando la pittura di storia, sia sacra che profana, si dedica alle teste di carattere e alle scene di genere, da un lato collegandosi alla tradizione veneziana, come in questo dipinto che fa il verso allo stesso Tiepolo, dall’altro ai modelli fiamminghi allora in auge sul mercato internazionale. Come riportano le guide a stampa della seconda metà del Settecento, l’artista gestiva una bottega di quadri antichi e moderni in palazzo Fantuzzi di via San Vitale. Lasciò alla morte una notevole collezione.

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