Il saluto di fine mandato del Presidente Leone Sibani

Gentili Signore e Signori,

era il 30 aprile 2013 quando venne insediato il nuovo Consiglio e, qualche giorno dopo, fui eletto Presidente della Fondazione Carisbo.

A livello nazionale i temi del momento erano: l’incertezza legata al perdurare degli effetti della crisi economica la cui soluzione appariva ancora lontana nel tempo; la rielezione di Giorgio Napolitano a Presidente della Repubblica e l’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri a Enrico Letta, dopo le elezioni politiche di febbraio; l’inizio del Pontificato di Papa Francesco, dopo le dimissioni di Benedetto XVI.

Un momento cruciale anche per la città di Bologna: a Palazzo d’Accursio la Giunta era impegnata a risollevare la città da una complessa crisi di identità politica e da una contingenza economica tra le più sofferte dal dopoguerra: con il patto di stabilità il Governo aveva iniziato a bloccare gli investimenti dei Comuni e il federalismo da poco approvato produceva nuove tasse per le famiglie. Le necessarie riforme organizzative dei servizi, lo sviluppo territoriale e la valorizzazione del patrimonio cittadino facevano inevitabilmente leva sul nuovo modello di rapporto tra il pubblico e il privato.

La crisi del mercato aveva colpito duramente tutte le realtà cittadine che vivevano sull’incoming dinamico legato al turismo, anche straniero, che si affacciava sulla città: la Fiera di Bologna sperimentava un pesante e progressivo calo delle entrate che si rifletteva inevitabilmente sulle strutture ricettive e ristorative del territorio, molte delle quali dovettero chiudere.

Alla Camera di Commercio era appena arrivato un nuovo Presidente.

Fiore all’occhiello di Bologna, l’Università lamentava una sensibile diminuzione degli iscritti come effetto dei tagli del Ministero che avevano ridotto drasticamente i fondi per la ricerca, la didattica e il diritto allo studio.

La Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, considerata da tutti la “cassaforte della città”, pativa anch’essa gli effetti determinati dalla recessione e acuiti dalle ripercussioni di un pesante aumento di capitale, eseguito col ricorso al Credito bancario. Rilevante era infatti, da un lato, l’ammontare dei debiti che via via emergevano (importo superiore ai 200 milioni di euro). Dall’altro, il livello di redditività era sempre più basso poiché solo l’investimento in Intesa Sanpaolo (circa il 60% del totale) garantiva un dividendo di modesta entità e, per la perdurante e drammatica crisi economica, nulla derivava dagli altri cespiti patrimoniali.

Alla situazione contingente si aggiunga che il management era quasi completamente rinnovato, assorbendo personalità del tessuto politico, economico e professionale della città di grande spessore e competenza, ma inevitabilmente impreparate a dirimere i nodi che si andavano prospettando in un contesto generale così complesso e per di più internamente determinato dall’eredità eccezionale che riceveva.

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L’esigenza di essere operativi in tale situazione suggeriva da un lato di dare continuità alle azioni già intraprese con riguardo alla gestione del patrimonio e alle erogazioni di contributi a sostegno di progetti, ma nel contempo di perseguire un atteggiamento di grande prudenza nella destinazione delle nuove risorse economiche derivanti dalle future entrate, con priorità alla copertura degli impegni assunti e alla realizzazione del percorso museale in via di completamento. Si rendeva altresì necessario riequilibrare le risorse fra i settori di intervento, confermando la priorità dei progetti per il sociale, al pari di quelli per il settore Arte e Cultura e, visto il mutamento repentino del sistema welfare, per la Ricerca scientifica, l’Educazione, la Formazione, lo Sport e l’Ambiente.

Le linee di indirizzo intraprese, che tenevano conto delle incertezze del periodo, ma allo stesso tempo della potenzialità economica e sociale che la Fondazione Carisbo continuava a rappresentare per il territorio, sono state sin da subito sostenute da un forte senso di responsabilità che contraddistingueva tutti i membri di governo (Consiglio di Amministrazione e Collegio di Indirizzo) e di consultazione (Assemblea dei Soci) sono state incanalate virtuosamente in una serie di condotte che hanno portato a risultati più che soddisfacenti.

Ne cito solo alcune in via esemplificativa. In primo luogo si è fatto costante ricorso alle metodologie di monitoraggio delle erogazioni e alla progressiva dismissione di asset non strategici; inoltre, al fine di ottimizzare le risorse disponibili, si è proceduto intervenendo sulla gestione e l’organizzazione della società partecipate: sono stati venduti cespiti con redditività limitata o nulla, si sono utilizzate linee di finanziamento a tassi contenuti per investimenti finanziari a rischio limitato ma con spread tale da migliorare la situazione finanziaria, sono stati ridotti i costi di funzionamento della Fondazione e delle Società controllate, si è adeguato il  modello organizzativo interno ai sensi del D.Lgs. 231/2001, si è raggiunta la piena applicazione dei regolamenti adottati dal Consiglio di Amministrazione per l’attività istituzionale e i rapporti con le Società strumentali.

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Alla vigilia delle elezioni del nuovo Consiglio di Amministrazione e del nuovo Presidente della Fondazione Carisbo, fosse pur vero che «l’importante è che se ne parli», allora non c’è dubbio che il mandato che stiamo per concludere sia stato un grande successo, visto il materiale che abbiamo offerto generosamente alla stampa cittadina. Ma la verità è sempre più complessa, come complesso è l’intreccio delle esperienze umane e professionali che sono entrate in gioco in quest’ultimo quinquennio in via Farini.

La Fondazione Carisbo ha infatti saputo affrontare la difficile congiuntura fungendo da provvidenziale cerniera per il territorio, mantenendo fede ai suoi scopi statutari e integrandoli con iniziative a sostegno delle sopraggiunte emergenze economiche e sociali. Le innegabili divergenze di opinioni, talvolta anche aspre e impetuose, hanno saputo alla fine convergere in una strategia condivisa, volta allo sviluppo della comunità locale, al sostegno ai giovani, agli anziani e ai bisognosi, alle imprese, alla scuola, alla ricerca e alla crescita culturale.

Gli obiettivi concretamente raggiunti spaziano in più ambiti, ciascuno dei quali ha contribuito ad aprire nuove prospettive sulle quali sono naturalmente praticabili ulteriori margini di sviluppo a beneficio della comunità.

Nel quinquennio sono stati erogati sul territorio, per numerosissimi progetti di pubblica utilità, oltre 75 milioni di euro e al contempo sono state ricostituite riserve che consentirebbero alla Fondazione di operare per almeno un biennio anche in assenza di ulteriori entrate.

È stata poi recuperata una modalità volta alla realizzazione di progetti di diretta emanazione in aggiunta al più tradizionale approccio di “Fondazione di erogazione” a sostegno di progettualità altrui. A titolo esemplificativo è stato avviato uno studio di fattibilità con la collaborazione di una società specializzata, volto al recupero di edifici collabenti di proprietà della Fondazione, da ridestinare in gran parte a finalità sociali, potendo in questo caso ricorrere anche a fondi comunitari.

Dal punto di vista normativo e regolamentare interno, sono state attuate le riforme statutarie approvate dal Mef nell’anno 2016 e funzionali all’adeguamento al Protocollo Acri-Mef; è stato applicato il Regolamento per la gestione del Patrimonio e adottato il nuovo Regolamento delle Attività istituzionali; è stato varato il Codice etico e implementato il MOG (Modello Organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/01) e con esso ridefinita la struttura organizzativa e operativa della Fondazione.

La Governance ha visto la riduzione e regolamentazione dei compensi degli Organi statutari, l’introduzione di clausole di garanzia sul conflitto di interessi e a tutela del genere meno rappresentato, la costituzione dell’Organismo di Vigilanza e il Collegio di Garanzia, l’ammissione dei Soci di diritto, la nomina di un Presidente dell’Assemblea dei Soci diverso dal Presidente della Fondazione e di un Vicario del Presidente nel Collegio di Indirizzo.

Inoltre sono state avviate nuove procedure istituzionali, come l’introduzione del sistema dei bandi per la selezione dei progetti da finanziare, la revisione e l’aggiornamento delle procedure istruttorie dei progetti in funzione dei bandi, l’upgrade del bilancio di missione e dei documenti di programmazione.

Anche l’analisi finanziaria della gestione aziendale riscontra operazioni di grande rilievo, che hanno portato, nel 2017, ad un avanzo di esercizio pari a 100,1 milioni di euro, il miglior risultato degli ultimi dieci anni.

Rilevanti cambiamenti sono in corso di attuazione ai modelli di sviluppo delle società strumentali: il Museo della Città di Bologna Srl, che opera nel settore artistico e culturale, e la Virtus 1871 Spa, che promuove l’attività fisica e le pratiche motorie. Di grande rilievo anche l’accordo istituzionale tra Città Metropolitana, Comuni dell’Alta Valle del Reno e Fondazione per la riapertura e la gestione della Rocchetta Mattei, che ha portato ottimi risultati sia in termini di visitatori sia di rilancio per il territorio.

Con tutti gli stakeholder territoriali è proseguita negli anni la collaborazione per la realizzazione di progettualità condivise. Tra questi, voglio ricordare in particolare l’Università di Bologna con la realizzazione del piano edilizio teso al miglioramento degli spazi funzionali alla didattica; la Regione Emilia-Romagna con i programmi a sostegno delle politiche destinate a giovani e adolescenti; il Comune di Bologna con le numerose iniziative in campo culturale e sociale; l’Arcidiocesi di Bologna con i progetti a sostegno “degli ultimi”; l’Acri e la Fondazione CON IL SUD con gli interventi volti a combattere la povertà educativa minorile e il Terzo Settore con articolate e mirate attività.

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Sono tanti i compagni di viaggio che voglio ringraziare, uno ad uno, per avermi sostenuto nelle scelte, per avermi offerto il proprio supporto umano e per aver ben compreso il senso di responsabilità di cui mi sentivo investito: gli Amministratori della Fondazione grazie ai quali sono stati realizzati i più importanti progetti, i membri del Collegio, i Soci; i dipendenti della Fondazione con al suo vertice il V. Segretario Generale che, pur con una struttura ridotta nel quinquennio da 20 a 13 unità, ha contribuito in modo determinante al buon funzionamento dell’Istituzione; il Sindaco, il Presidente della Regione, il Prefetto, il Questore e tutte le autorità locali di governo del territorio, l’Arcivescovo di Bologna e i suoi più stretti collaboratori, gli imprenditori, i principali esponenti della cultura, il Magnifico Rettore con il mondo dell’Università e della Scuola nella loro interezza, della Sanità e della Società civile, i giornalisti e… da ultimo, ma non certo in ordine di importanza, vorrei ringraziare i miei familiari e i miei amici, anche quelli che non ci sono più, e i tanti che in questi anni ho conosciuto e apprezzato.

Proprio grazie a tutti coloro che hanno condiviso questo cammino posso affermare, con serenità e gratitudine, che anche questo bilancio si chiude in attivo.

Grazie a tutti!

Leone Sibani
Bologna, 21 maggio 2018

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